Saremo fluidi, liberi, bio
7 novembre 2009 – Dopo vent’anni complicati, culminati in una crisi globale, Li Edelkoort è felice di annunciare che il ventennio a partire dal 2011 – lei “vede” in anticipo di un biennio – sarà addirittura splendido. Fine della paura, ripresa dell’economia e una migliore convivenza umana, con riflessi nella moda e nel design, suoi specifici settori di previsione.
E se lo dice lei, direttore della Design Academy Eindhoven e guru del trend a cui da più di un trentennio si rivolgono le maggiori maison di moda & altro per pianificare la loro produzione, ci sono ottime probabilità che anche stavolta l’abbia azzeccata. Insieme all’altro guru Chris Anderson, direttore di Wired e anticipatore della social network revolution, Edelkoort è stata la guest star del Capri Trendwatching Festival, convegno sugli stili di vita del prossimo futuro organizzato dalla Fondazione Capri. Chiedo a Mrs Edelkoort come fa, da dove le vengono le visioni che alimentano le sue profezie: «Stavolta» dice «sono stata ispirata da un senso di liberazione e di sollievo. Qualcosa che finalmente ricominciava a fluire. Come l’acqua, in tutto il suo ciclo. Quando ho una visione mi metto in ascolto per captare quello che viene avanti, e visualizzarlo in immagini». I temi di Edelkoort ricorrono nelle previsioni di altri trend-setter che hanno preso parte al convegno: tra gli altri lo scrittore Bruce Sterling, il fashion designer Walter Van Beirendonck, l’antropologo dello street-style Ted Polhemus, E nelle rilevazioni degli urban-watchers, “lettori” dei segni di cambiamento sguinzagliati in una trentina di realtà urbane, da Londra a Bangalore, New York, San Paolo, Tokyo: i cosiddetti snodi giocal. Indizi locali con un potenziale globale, ed eccone alcuni. Il nuovo non basta, ci si volta indietro: le vecchie danze riproposte in una ball-house berlinese; i pub in stile “soviet-nostalgia” a Mosca. Intimità: luoghi pubblici allestiti come case, tipo “Alice in Wonderland”, salone di bellezza madrileno, e “4th floor”, Milano, elegante parrucchiere che riceve in casa un cliente per volta; house concert, musica dal vivo per pochi intimi.
Altra tendenza, il Supergreen, l’idea di una sostenibilità ambientale “smart”, lontana dalla rinuncia. Una frugalità-felicità, una semplificazione volontaria dello stile di vita che coniuga etica, estetica e qualità, Secondo Marco Roveda, eco-imprenditore, il 35 per cento della popolazione occidentale è già su questa strada. Ed ecco le bellissime case 100 k (100 mq per 100mila euro) di Mario Cucinella, a basso impatto e a basso costo; la vecchia ferrovia sopraelevata di New York trasformata in un giardino pensile; i congegni per un monitoraggio costante dei consumi; il boom di corsi di taglio e cucito negli Stati Uniti: il trionfo della bici, con google map per ciclisti; i gesti di eco-guerriglia: “bombe” di semi, parcheggi occupati con giardini temporanei. E un design che coniuga sostenibilità e bellezza.
Bellezza che invade come un virus la vita quotidiana: è la cosiddetta Daily Aesthetics. L’arte esce dai luoghi istituzionali per installarsi nei vuoti urbani: i cubi di vetro per mostre a Seoul, l’arte in piscina a Berlino, le vetrine per artisti nel quartiere a luci rosse di Amsterdam; l’ex macello di Madrid e altri luoghi dismessi utilizzati per mostre e performance; il museo all’aria aperta a Mosca: la body art diffusa. Una generale estetizzazione degli oggetti d’uso comune tanto che, come dice la critica della moda Maria Luisa Frisa, «a volte cerchiamo qualcosa di “normale” e non lo troviamo più!». La città diventa uno spazio espressivo da fruire attivamente e creativamente. Segni anticipatori: i raduni estemporanei basati sul tam tam in rete, i party lampo nei Bancomat a Berlino, i bluetooth per fare amicizia in metrò. E ancora: i Guerrilla-Drive in, proiezioni cinematografiche spontanee sui muri delle periferie; un po’ di Pilates aspettando il bus, e il city-fit, su e giù per i grattacieli di Londra e New York: negozi nomadi e a sorpresa. Un’architettura urbana “non-definita” come dice Mario Lupano storico dell’architettura contemporanea, piena di “crepe” che chiamano a un uso attivo.
Il Capri Trendwatching Festival si chiude con la perturbante tendenza al Free, Gratis, titolo dell’ultimo libro di Chris Anderson (Rizzoli), e principio che sta rivoluzionando marketing ed economia. Come si può fare business a partire dal prezzo-zero introdotto dalle merci digitali? «La chiave» dice Anderson «è il free-mium (free+premium), opposto esatto della pubblicità. Nella pubblicità il prodotto prima viene raccontato e poi comprato. Nel caso del free-mium l’accesso è immediato e gratuito, e solo in seguito se ne introducono versioni a pagamento». Anderson fa l’esempio di un videogioco: il 95 per cento accede gratis, il restante 5 per cento paga per esplorare di più, ridurre i tempi eccetera. Altro esempio, gli e-book, libri gratis sul web: «Se quello che hai scritto è buono» garantisce Anderson «diventi celebre. Ci sarà sempre una quota di lettori che vorrà quel libro e lo comprerà. E avrai la fama, con i suoi vantaggi e il suo indotto». Inutile del resto, avvisa il guru, lottare contro il “gra-tis”: è come cercare di resistere alla forza di gravità.
Maria Terragni
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